un clic sul banner per tornare indietro

IL RESTAURO DEL PLASTICO DI VIGNANO - CLAMFERR 2009

restauro eseguito da andrea chiacchiarini, federico panin, roberto pugiotto, renzo sigolo - ottobre - novembre 2009

 

 

Il diorama modulare di Vignano compie oggi trent’anni dato che la sua prima apparizione, in una fase ancora incompleta, risale al numero 1 della rivista Treni e Plastici che Enrico Milan presentò nel 1979. E’ fuor di dubbio che il diorama, definito in quell’articolo di presentazione “un plastico rivoluzionario”, debba essere considerato un’opera d’arte o meglio “un opera dell’arte”, e questo non solo per aver impresso una svolto decisiva alla pratica modellistica  da quel momento in avanti. A nostro avviso il contributo dato da Vignano, che in qualche modo riassume in forma tridimensionale e scenografica la filosofia del suo autore, è quello di aver fatto intendere come un “plastico”, o “diorama” possano diventare uno strumento privilegiato, assieme alla fotografia, nella narrazione del mondo dei treni e del loro muoversi all’interno della realtà che li circonda. Questo a patto che, come nelle riproduzioni d’ambiente o nelle ricostruzioni tanto diffuse nei musei di storia naturale o militare, siano garantiti appunto l’ambientazione e la coerenza storico – stilistica. In definitiva dalla realizzazione di Vignano in poi il plastico in stile italiano, cessa di  essere un anonimo insieme più o meno complesso di tracciati arricchiti da accessori dove far correre i modelli, per diventare la straordinaria rievocazione di un frammento di storia ferroviaria. Enrico Milan, per l’ambientazione di Vignano non a caso sceglie un breve tratto di linea tra gli innumerevoli che possono essere individuati nella nostra pianura, muovendosi ad est da Rovigo verso Chioggia, o Mestre deviando all’altezza di Adria, oppure ad ovest in direzione di Legnago e Verona. La stazione di Vignano assomiglia a tutte le piccole stazioni a binario unico individuabili su quelle tratte pur non riproducendone alcuna e ne rievoca l’inconfondibile atmosfera di abbandono che le caratterizza per buona parte della giornata. Uno stato di quiete che muta improvvisamente all’arrivo del primo raccoglitore oppure durante le operazioni di carico e scarico dei carri e della composizione di un piccolo convoglio. Questa atmosfera è narrata efficacemente in un articolo apparso sulla rivista “I treni” nell’anno 1985 intitolato “Ritorno a Vignano” pubblicato in occasione di una mostra tematica organizzata a Monselice (Pd). Successivamente il diorama è stato esposto a Vicenza all’interno di una iniziativa promossa da Tutto Treno dedicata proprio ad Enrico Milan. L’articolo e la mostra sono di fatto l’ultima uscita pubblica del diorama di Enrico

In quel periodo (sono gli anni settanta del secolo scorso) “La Modeltecnica”, il negozio che Enrico aveva aperto a Rovigo in via Bruno Buozzi, in un piccolo angolo decentrato di città era divenuto il crocevia dei viaggi di tantissimi appassionati alla ricerca di qualcosa di veramente nuovo per il mondo del fermodellismo. Non a caso nei cartoncini utilizzati da Enrico per pubblicizzare il negozio e per condurre agevolmente il visitatore attraverso il centro città verso quella piccola strada di periferia si legge in chiaro “La Modeltencica – Il centro del Fermodellismo italiano” E il senso di novità lo si percepiva ancor prima di entrare scorgendo una piccola locotender parcheggiata proprio davanti al negozio sul marciapiede all’anglo di via Buozzi e via Burano.  Durante i vari incontri ai quali erano presenti, guarda caso, quelli che sarebbero divenuti gli attuali protagonisti del fermodellismo italiano, era nata l’idea di realizzare un diorama che fosse la naturale prosecuzione di due piccoli modelli utilizzati il primo per pubblicizzare la nuova catenaria Sommerfeldt in stile tedesco e successivamente quello per la catenaria in stile italiano. Questa volta tuttavia l’intendimento è quello di suggerire, con la iniziale realizzazione di due soli moduli, la possibilità di comporre un sistema più articolato per dimensioni e caratteristiche tutte comunque riconducibili allo stesso elemento di base.  Una intuizione straordinaria che precede di molti anni la attuale prassi comune di molti gruppi ed associazioni che arricchiscono le manifestazioni con i loro plastici modulari. Ma la proposta di Enrico, concretizzatasi con la realizzazione dei due moduli di Vignano, nulla ha a che vedere con in ben noti parallelepipedi 60x120 h 15 più tardi codificati dalle norme FIMF. Enrico si presenta all’appuntamento con una soluzione che ancor prima di ricevere tutto l’insieme complesso di aggiunte e sovrapposizioni contiene già tutti gli elementi scenografici del modello definitivo.

IL RECUPERO

roberto pugiotto e andrea chiacchiarini - villadose - gennaio 2009

Le foto messe a disposizione del Club Amatori Ferrovie di Rovigo ci hano consentito di ricostruire tutte la fasi preliminari ed esecutive della realizzazione del diorama. Vignano è di fatto un sistema scenografico modellato su due telai in legno massello che costituiscono i due moduli. Ogni modulo è formato da tre longheroni di sezione 6x4 cm per una lunghezza di 190 cm collegati trasversalmente da sei elementi di raccordo di 6x4 cm per una lunghezza di 90 cm. Questi ultimi sono stati forati longitudinalmente probabilmente per consentire un futuro appoggio su telaio in ferro che tuttavia non verrà mai realizzato. I due sistemi concorrono a formare i due moduli (190x60 cm ciascuno) per una dimensione complessiva del diorama di 380x90. Fin qui nulla di particolarmente innovativo  se si pensa che anche all’epoca tutti i plastici venivano realizzati partendo da un telaio più o meno regolare. L’aspetto rivoluzionario si riferisce invece alla parte che disegnerà tutto il piano del ferro e la superficie di posa dei pochi fabbricati di servizio presenti che è ottenuto sagomando opportunamente, sulla base di un disegno sommario, due fogli di legno di pioppo di 3 cm di spessore. Il due piani, uno per ogni modulo, sono stati successivamente fissati sui due telai con 24 dadi di 6x4x12. In questo modo tutto il piano del ferro si trova interamente in rilevato rispetto alla quota del telaio consentendo di modellare a piacimento il paesaggio circostante liberandosi completamente dal vincolo che spesso angustia i modellisti costretti a sovrapporre ad un piano di posa orizzontale i rilevati utilizzando complesse centinature, blocchi di polistirolo e quant’altro. Enrico e i suoi collaboratori (nelle foto appaiono spesso le mani laboriose di  un altro abile modellista all’opera) prima stendono tutto il fascio dei binari, su strisce di sughero ritagliato, utilizzando il flessibile “Peko” codice 100, che lo stesso Enrico aveva cominciato ad importare proprio in quegli anni in Italia; vengono posati gli scambi (quattro destri, quattro sinistri e uno inglese) ed eseguita una prima inghiaiatura. In modo singolare appaiono nelle foto, già in fase definitiva e perfettamente in posa un piccolo diorama ottenuto modificando il famoso passaggio a livello della linea Cosio - Traona realizzato da Rivarossi ed un ponte in metallo ricavato da un prezioso kit in fotoincisione. Sembra che Enrico voglia dare a questi due dettagli una particolare importanza nel disegno generale del diorama e ciò verrò confermato decisamente dal risultato finale. Posati i binari sono state armate tutte le parti libere tra il piano e il telaio con rete metallica (appare per la prima volta la famosa rete “per polli”) sulla quale vengono stese più mani di gesso impastato con acqua e colla vinilica. Non vi è traccia di cartapesta e questa scelta si rivelerà decisiva per consentire al diorama di arrivare praticamente intatto fino a oggi, almeno per quanto riguarda la struttura generale, i pani di posa e buona parte delle superfici a verde.

Infatti il diorama, esposto presso La Modeltecnica di Rovigo e successivamente nel nuovo negozio  di Verona, dopo la scomparsa di Enrico, viene conservato presso l’abitazione di un socio del Clamferr. Da quel momento Vignano è strettamente legato alle vicende del Club Amatori Ferrovie di Rovigo. Fino a che le dimensioni della sede sociale lo consentono il diorama ha una degna collocazione, poi trova ancora una sistemazione provvisoria fino alla primavera del 2009 durante la quale il Club, offre la sua disponibilità per eseguire il restauro.  Paradossalmente, la provvisorietà delle sistemazioni prescelte, in ambienti fortunatamente a basso indice di umidità hanno consentito un buono stato di conservazione delle parti strutturali e dei rivestimenti in gesso che non si è polverizzato. Al tempo stesso il basso indice di umidità ha irrimediabilmente compromesso tutte le parti decorative ed i particolare il verde riprodotto con licheni e prodotti naturali che all’epoca erano l’unica risorsa disponibile. Per quanto riguarda il verde una menzione particolare deve essere fatta a due elementi fondamentali della riproduzione scenografica di Enrico: le canne palustri ed i pioppi. Anche da questo punto di vista la scelta è stata rivoluzionaria per la semplicità di reperimento del materiale di base e la grande efficacia nella riproduzione di due aspetti caratteristici della nostra pianura. Per le canne palustri Enrico ha utilizzato in abbondanza i filamenti di saggina (una graminacea di facile reperimento da noi) recuperati da una scopa; per la riproduzione dei pioppi invece la soluzione è stata trovata utilizzando le efflorescenze delle canne palustri (altro tipo di graminacea) opportunamente trattate. E da questo punto di vista è  interessante rilevare che le canne palustri siano diventate, in entrambi i casi, le protagoniste nella riproduzione della realtà in scala.

 

LO STATO DI CONSERVAZIONE

 

IL RESTAURO

L’intervento è stato curato da Andrea Chiacchiarini, Federico Panin, Renzo Sigolo e Roberto Pugiotto, tutti membri del Club Amatori Ferrovie di Rovigo. Quando il dirama di Vignano è stato prelevato dalla sua ultima collocazione le condizioni generali erano decisamente precarie e la scelta delle procedure da adottare ha posto non poche difficoltà. Negli interventi di restauro in genere, si cerca di mantenere per quanto possibile inalterato il lavoro dell’autore, con il totale recupero delle parti che ne hanno caratterizzano l'opera. Nel caso di Vignano, il confronto con le fotografie originali, ha purtroppo evidenziato la totale assenza di tutti i particolari (terminali di binario, pali telegrafici, alcune cetre, i macachi degli scambi, tutti i piccoli fabbricati i di servizio) che Enrico aveva usato, probabilmente dispersi durante i vari spostamenti subiti. La carenza più rilevante purtroppo fu rappresentata dai bellissimi tralicci per l’alta tensione che Enrico aveva sistemato trasversalmente al modulo di stazione con un effetto scenografico veramente straordinario. I tralicci in metallo, sicuramente di produzione artigianale, appaiono in tutte le foto ufficiali ma sono già assenti nel momento in cui il diorama, verso la metà degli anni novanta del secolo scorso, arriva nella nuova sede del Clamferr. Sono rimasti invece nella loro collocazione originale i bellissimi segnali ad ala che verranno interamente recuperati. Per tutto l’insieme di accessori mancanti si decide di provvedere per sostituzione scegliendo tra le varie ditte oggi sul mercato il prodotto più vicino a quello scelto da Enrico. In molti casi fortunatamente si è trattato di accessori pressoché identici all’originale oppure, come nel caso dei tralicci, di prodotti simili al prototipo.

Il diorama è stato inizialmente sottoposto ad un generale intervento di pulitura con aspirazione della polvere e rimozione delle incrostazioni che il tempo aveva abbondantemente lasciato sulle superfici. Durante l’aspirazione sono stati rimossi tutti i residui dei licheni utilizzati, molti dei quali di produzione commerciale ma altrettanti derivati dall’uso di muschio o altra fibra vegetale. Gli alberi ancora presenti sono stati asportati e adeguatamente numerati per consentirne il riconoscimento e la collocazione originale ha ovviamente ricevuto la numerazione corrispondente  Il piano del ferro, costituito come detto da binario flessibile Peko codice 100, pressoché intatto e in ottime condizioni è stato pulito con l’uso di solvente diluito e successiva carteggiatura con carta abrasiva finissima. In corrispondenza delle estremità dei due moduli, i binari sollevati dalla sede originale sono stati sfilati e ricollocati in opera con opportuna saldatura. Impegno maggiore ha richiesto la pulizia di tutte le superfici a verde, dei marciapiedi e delle strade. Il diorama, alla consegna, si presentava, oltre che ricoperto da polvere, interamente annerito a causa dell’uso di una vernice alla nitro, di colore nero, applicata a spruzzo su tutte le superfici. Questo curioso effetto di invecchiatura, attribuito ad Enrico, sembrerebbe invece il risultato di un successivo tentativo di attenuazione dei colori. Infatti dalle foto messe a disposizione, i fabbricati, il verde, le strade e tutti gli accessori evidenziano senza ombra di dubbio il colore ricevuto al momento della realizzazione.  Anche nelle foto dell’articolo “Ritorno a Vignano” dell’85 il verde è “verde” e non vi è traccia di annerimenti sui fabbricati. La rimozione di questa patina ha richiesto un lungo lavoro di lavatura specialmente dei fabbricati.

 

 

binari e massicciata

fabbricati e accessori

Vignano, come tutte le piccole stazioni collocate sulle linee secondarie della nostra pianura, è dotata di un numero limitato di fabbricati ed annessi di servizio.

Enrico Milan, alla ricerca di un effetto il più possibile aderente alla realtà, ha fatto buon uso di quanto in quel momento il mercato metteva a disposizione. Come detto il passaggio a livello è la riproposizione di un famoso kit montato del noto sistema Rivarossi, come pure il casello situato all’estremità del modulo di sinistra ottenuto utilizzando il fabbricato principale della stazione di S. Nazario sempre della Rivarossi. La stazione di Vignano è stata invece realizzata partendo da una scatola di montaggio Jouef ,  la “Gare de Neuvy” art. 197900, alla quale furono interamente sostituite le coperture, aggiunte cornici di gronda, grondaie e pluviali utilizzando accessori della Faller allora già in produzione. L’effetto è veramente notevole, considerando che i fabbricati di stazione delle linee francesi condividono con i nostri oltre che le dimensioni anche molti particolari architettonici. Al fabbricato di stazione sono affiancati i “gabinetti” ed il serbatoio dell’acqua ComoS-G sempre della Rivarossi. Anche il magazzino delle merci è ottenuto modificando un vecchio kit della Jouef, anticipando la tecnica che molti anni dopo qualcuno definirà kit-bashing.

Tutti i fabbricati sono stati, tolti dalla loro sede, privati delle coperture e degli accessori (scritte, manifesti ecc.) e lavati utilizzando acqua e sapone neutro e sottoposti a verniciatura con smalti e colori acrilici dosati ad imitazione del colore originale. L’unico fabbricato che non è stato riverniciato (fatta eccezione per le coperture) è il magazzino merci dove Enrico aveva a suo tempo steso una superficie a stucco imitando una serie di doghe in legno che abbiamo ritenuto interessante salvaguardare. Sui fabbricati sono stati ricollocate tutte le insegne originali (quando possibile) e ripristinate quelle mancanti prelevandole da scatole di montaggio o clonandole al computer.

Il ponte metallico ha richiesto un processo più lungo, con la saldature delle parti staccate, la pulitura e la riverniciatura generale e la sostituzione di tutte le doghe delle passerelle e delle piastre in lamiera ai lati e dentro al binario. Anche quest’ultimo è stato interamente sostituito conservandone le traversine come in origine.

li verde e le alberature

Il restauro estetico del plastico di Vignano ha posto numerosi problemi per quanto concerne il ripristino del verde e delle aree del deposito e della stazione. Dopo trenta  anni il colore del diorama era ormai prevalentemente  perso e ormai caratterizzato da una tonalità scura e marrone, inoltre ignoti "artisti" avevano  in  passato messo mano all' opera di Enrico Milan compromettendo ulteriormente l' aspetto  dell' opera.

Si è cercato quindi di riprodurre con i materiali moderni a disposizione, il più fedelmente possibile, l'aspetto generale traendo spunto dalle foto presenti sulla rivista Treni e Plastici e I Treni e dalla documentazione fotografica messaci a disposizione dalla famiglia Milan.

Abbiamo iniziato con il ripristino del manto erboso usando l'erba artificiale in sottili fili analoga a quella già in opera, abbiamo applicato tonalità diverse nello scalo merci e nella stazione come avevamo rilevato dopo una accurata ispezione. Non abbiamo praticamente utilizzato le polveri che ormai caratterizzano i moderni plastici ferroviari perché avrebbero snaturato il restauro.

Il ripristino della vegetazione nello scalo merci è stato un ulteriore problema perché la saggina utilizzata da Milan aveva perso completamente il verde della vegetazione e non era possibile incollare fiocchi lasciandola in situ; abbiamo risolto utilizzando le retine verdi con fiocchi che sono utilizzate per ricreare le fronde degli alberi e che rimangono aderenti senza colla vinilica solo con velo di lacca.

I pioppi sono stati ricostruiti ex novo partendo da canne palustri prelevate sull'argine del fiume Adige; ogni albero presente nel diorama è stato prelevato, numerato, misurato in altezza alfine di inserire un sostituto di dimensioni analoghe, le fronde sono state riprodotte con segatura verde come fatto nell' originale.

Altri alberi sono stati sostituiti con analoghi elementi attualmente in commercio.

Lo scopo principale è stato quello di dare un tono verde all' insieme della vegetazione del plastico in perfetta aderenza alle tonalità rilevate dalle foto originali.

Ulteriore sfida è stato il recupero della sede ferroviaria, dei sentieri, dei marciapiedi della stazione. In queste aree il tempo passato aveva deposto un uniforme velo scuro e non era possibile, come nel caso del manto erboso, l'applicazione  di un nuovo strato di terriccio; pertanto dopo aver sostituito i binari danneggiati  in più aree , abbiamo provveduto a verniciare con aeropenna e colori acrilici i vari sentieri  e marciapiedi ,cercando di sfumare il grigio in varie  tonalità per evitare di creare un tono uniforme di colore; i binari sono stati sfumati con colore marrone rossiccio per simulare la ruggine.

La classica staccionata Rivarossi era persa in più aree e quindi è stato necessario rimpiazzarla, fortunatamente nella dotazione del Clamferr vi era una discreta quantità di tale staccionata; pertanto è stata posta in opera dopo averla verniciata in colore grigio scuro, schiarita utilizzando la tecnica del pennello asciutto e sporcata con polveri marrone scuro. Si è ottenuto in tale maniera una quasi perfetta omogeneità  tra i nuovi elementi e i preesistenti vecchi di  30 anni.

La parte che ci ha entusiasmato maggiormente è stata il restauro del torrente e del ponte che caratterizzano la porzione finale del plastico. La resina utilizzata era ormai opaca privata dalla polvere e dal trascorrere del tempo della lucentezza, abbiamo risolto con l' uso di vernice lucida a smalto che ha restituito l'aspetto originale al fossato. Lungo l'argine abbiamo ricostituito la vegetazione  palustre. Il bellissimo ponte in fotoincisione presente in questa sezione del plastico presentava parti staccate e in parte perse, si è provveduto quindi alla riproduzione delle parti perse e alla loro saldatura; con listelli per modellismo navale abbiamo rifatto il marciapiede laterale, con grigio scuro abbiamo verniciato il ponte, successivamente invecchiato con aeropenna e vernice acrilica color ruggine.

il lavoro finito

Una considerazione finale, al di là delle valutazioni che gli esperti potranno dare al nostro lavoro, si riferisce alla straordinarietà dell’esperienza vissuta nell’arco di due mesi trascorsi cercando di interpretare al meglio le tecniche e le soluzioni adottate da Enrico Milan. Lavorando al recupero della sua opera abbiamo avuto la fortuna di raccogliere il grande insegnamento che ha lasciato ai fermodellisti italiani ed al tempo stesso umilmente contribuito a consolidarne il ricordo nel tempo.

(testo di andrea chiacchiarini e roberto pugiotto - foto di roberto pugiotto)

 

IL SET FOTOGRAFICO PER L'ARTICOLO SUL N. 40 DI  TUTTO TRENO MODELLISMO - NOVEMBRE 2009

le riprese sono state eseguite presso la sede del clamferr - stazione ferroviaria di rovigo

un ringraziamento particolare a giuseppe scardova TopTrain per aver messo a disposizione del club le sue fantastiche locomotive

Il restauro del plastico di Vignano è stato pubblicato nel numero 40 - Dicembre 2009 della rivista trimestrale Tutto Treno Modellismo, edita dalla Duegieditrice di Padova.

 

 

 

 

 

 home                                                                                        www.pugio.it - il restauro del plastico di vignano